Immatricolazioni a -27,9% A dicembre vendite a -14,9% pesano Covid e incertezza
Fca fa meglio del mercato: a dicembre chiude a +1,1% sullo stesso mese del 2019
Il 2020 dell’auto è un anno da dimenticare, con un calo delle immatricolazioni del 27,9% – a quota un milione e 381.496 autovetture – che riporta il mercato indietro nel tempo. Il mese di dicembre in particolare ha registrato una contrazione delle vendite pari al 14,9%, contribuendo così all’andamento negativo dell’intero anno.
Il mondo dell’automotive, dunque, perde un terzo dei volumi, un risultato indotto da lockdown e pandemia e solo in minima parte contrastato dalle misure a sostegno dell’acquisto di nuove autovetture, riproposte anche nella nuova Manovra finanziaria. Investimenti, sottolinea Michele Crisci, presidente dell’Unrae, «i cui benefici vanno a vantaggio dell’occupazione e dell’ambiente, in uno dei settori industriali che più contribuisce al Pil del Paese». Un passo importante, dunque, dal quale però partire per costruire una nuova stagione della mobilità. Ecco perchè l’industria dell’auto guarda al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e al possibile sostegno verso la transizione tecnologica. Questioni di politica industriale e di interventi strutturali come ribadisce Gian Primo Quagliano responsabile del Centro Studi Promotor: «le prospettive per il 2021 sono inevitabilmente legate all’andamento della pandemia nei prossimi mesi e non ci sono i margini per essere ottimisti», per questo è necessario superare la logica degli interventi congiunturali per tamponare le falle e adottare provvedimenti di carattere strutturale, un vero e proprio «piano di riqualificazione del parco circolante italiano con incentivi strutturali e poliennali per l’acquisto con rottamazione anche di autovetture con alimentazioni tradizionali, ma con emissioni contenute» aggiunge Quagliano.
Tra le case produttrici Fca fa molto meglio del mercato a dicembre – trend in recupero a partire dal mese di settembre — e chiude con un lieve vantaggio rispetto allo stesso mese del 2019 (+1,1%), grazie soprattutto alle performance dei marchi Fiat e Lancia. Da inizio anno il Lingotto perde un po’ meno del mercato, il 26,7% rispetto al 27,9 delle immatricolazioni in generale, e mantiene la sua quota di mercato in Italia, pari al 24%. Quota che aggiunta al 14,8% di Psa – in crescita del 3% nel mese – consoliderebbe la posizione di Stellantis in Italia a quasi il 40% del mercato.
Anche il Gruppo Volkswagen, grazie al contributo del marchio della casa e di Seat, cresce del 4,6% nel mese e perde da inizio anno il 23% delle immatricolazioni mentre vanno male a dicembre le immatricolazioni di Ford e del Gruppo Renault. Toyota cresce di oltre il 30% e da inizio anno riduce i volumi di poco più del 20%. Male i brand del lusso, con Bmw e Audi che perdono oltre il 20% di vendite nel mese e Mercedes che dimezza i volumi, con dall’inizio dell’anno il risultato peggiore per il Gruppo Daimler, che registra un calo dei volumi che sfiora il 50%.
Il covid-19 ha cambiato le carte in tavola in mondo dell’auto già sottoposto alla epocale trasformazione energetica. «Abbiamo registrato – dice Pier Luigi del Viscovo, direttore del Centro Studi Fleet&Mobility – un’esplosione delle auto ibride. La loro crescita viene dagli anni scorsi e continuerà, anche se il dato 2020 è gonfiato nei volumi dagli incentivi e nella quota dalla flessione delle altre motorizzazioni a causa della crisi». Secondo le primissime stime del Centro Studi Fleet&Mobility, il mercato al netto degli sconti e degli oltre 600 milioni di incentivi, ha visto un esborso netto degli italiani pari a 29.700 milioni, con una flessione del 26% rispetto ai 40 miliardi del 2019. Le ibride, con e senza spina, hanno generato vendite per un valore di 5,8 miliardi, avendo beneficiato di oltre 400 milioni di incentivi, per una quota del 20%, mentre le elettriche solo a batteria hanno sviluppato vendite per un controvalore di 940 milioni, scontati degli oltre 90 milioni di incentivi.
Il coronavirus ha imposto anche uno spostamento della domanda. «Abbiamo assistito a una crescita della quota dei privati dal 57 al 64% - prosegue Del Viscovo - ma si tratta di un fenomeno dovuto alla flessione del 39% delle immatricolazioni da parte delle società, con meno noleggi e meno km0. Bisogna considerare che se tutte le società hanno messo un freno agli acquisti, indipendentemente dall’impatto della crisi, tra i privati c’è una fascia importante che non solo non ha subito diminuzioni di reddito ma si è trovata anche con maggiori risparmi e dunque la possibilità di aprire il capitolo auto nuova». Su una flessione nei volumi di oltre mezzo milione di pezzi rispetto al 2019, ai privati mancano 200mila unità, pari a un calo del 19%, mentre negli altri canali le oltre 300mila unità in meno rappresentano un calo del 39%.
Il Sole 24 Ore - 05 gennaio 2021