Sono settimane di forti difficoltà, quelle che sta vivendo il settore automotive a causa della crisi legata all'assenza di chip.
La ripresa della produzione nel tentativo di agganciare i ritmi pre-covid, si aggiunge alla maggiore richiesta di chip per via del passaggio ai veicoli elettrici.
Questi due fattori, a fronte di un' offerta in calo a causa delle restrizioni per arginare la pandemia, hanno portato al sostanziale blocco delle catene di fornitura.
La prolungata mancanza di chip, sta portando diversi leader del settore automotive come Stellantis, a tagliare la produzione del 40%.
Un problema che potrebbe presto avere delle pesanti ricadute sulle vendite, con i rivenditori che stanno vedendo allungarsi di molto i tempi di consegna delle auto nuove.
Per far fonte alla mancanza dei chip, i leader del settore auto, stanno correndo ai ripari rallentando o fermando le linee di produzione.
GM ha annunciato per le prossime due settimane il blocco totale dell'attività in 8 dei suoi 15 impianti di assemblaggio.
Dal canto suo anche Ford fermerà due stabilimenti americani, dopo aver già previsto una riduzione dei turni presso la fabbrica di Colonia.
I due giganti automobilistici statunitensi, sono solo gli ultimi in ordine di tempo a prendere provvedimenti in risposta a questa crisi.
Mercedes-Benz, Nissan, Volkswagen Group, Toyota, Mazda e Subaru erano già intervenuti a tagliare la produzione per la carenza di chip.
La carenza di chip, secondo gli analisti, dovrebbe protarsi anche nel 2022 e persino nel 2023.
Questo significa che i prezzi delle auto, sia nuove che usate, sono destinati a salire, complice anche l'inflazione galoppante.