La strategia delle emissioni zero potrebbe fruttare a Tesla oltre 1 miliardo di euro da parte di altri costruttori automobilistici. Questo è quanto emerge dalle analisi di UBS Group. Per adeguarsi ai rigidi limiti sulle emissioni di CO2 previsti dall’Unione Europea per il 2025, Tesla venderà i suoi "crediti green" ad almeno cinque case automobilistiche: Stellantis, Toyota, Ford, Mazda e Subaru, come riportato nei documenti UE del 6 gennaio.
Questo meccanismo, noto come pooling, consente ai produttori di unirsi per calcolare una media delle emissioni delle loro flotte. I marchi con una bassa quota di veicoli elettrici traggono vantaggio dall’associarsi a Tesla, che produce esclusivamente auto a batteria e garantisce emissioni nulle. Tuttavia, per i produttori con livelli di inquinamento più elevati, l'accordo non è gratuito. Al contrario, rappresenta un'opportunità altamente redditizia per chi, come Tesla, dispone di emissioni complessive bassissime o pari a zero.
Obiettivi ambiziosi per il 2025
L’obiettivo del pooling è semplice: evitare le sanzioni pesanti previste dall’UE per i costruttori che superano la soglia media di 93,6 g/km di CO2 per i nuovi veicoli venduti. Le alternative per rispettare il limite sono due: unirsi a un costruttore che permette di abbassare la media delle emissioni oppure ridurre la produzione di veicoli più inquinanti.
Negli ultimi 15 anni, Tesla ha accumulato miliardi di dollari grazie alla vendita di crediti per le emissioni. Curiosamente, tra i partner del pool di Tesla figura anche Stellantis. Questo sorprende, considerando che l'ex CEO Carlos Tavares aveva dichiarato che l'azienda sarebbe stata in grado di rispettare i limiti autonomamente.
Mercedes e Volvo: una nuova alleanza
Tesla non è l'unica casa automobilistica a sfruttare il meccanismo del pooling. Mercedes ha scelto di formare un pool con Volvo e il suo marchio elettrico Polestar. Forte del successo del SUV compatto elettrico EX30, Volvo potrebbe generare ricavi fino a 300 milioni di euro, secondo lo studio di UBS Group.
Le case automobilistiche come Volkswagen e Renault, invece, si trovano in una posizione delicata. Entrambe devono colmare significativi divari per rispettare i limiti del 2025. Senza accordi di pooling, questi gruppi potrebbero essere costretti a incrementare la produzione di veicoli elettrici, riducendo i margini di profitto e mettendo a rischio i loro utili.